I farmaci antinfiammatori non-steroidei potrebbero avere un ruolo protettivo nella malattia di Parkinson
I marcatori della neuroinfiammazione, inclusa la microglia attivata e gli aumentati livelli di citochine proinfiammatorie circolanti, sono stati osservati nei cervelli e nel liquido cerebrospinale di pazienti con malattia di Parkinson.
Il legame tra i farmaci antinfiammatori e la malattia di Parkinson non è ancora ben definito negli essere umani, nonostante ci siano indicazioni del fatto che la neuroinfiammazione potrebbe contribuire alla morte cellulare nel cervello dei pazienti con Parkinson.
In modelli animali esiste evidenza dell’effetto neuroprotettivo dei farmaci antinfiammatori, come i farmaci antinfiammatori non steroidei ( FANS ).
Utilizzando un approccio basato sulla popolazione, Ricercatori dell’University of California – Los Angeles ( UCLA ), hanno studiato l’uso dei FANS in 293 casi di malattia di Parkinson idiopatica e 286 controlli.
I dati dello studio hanno mostrato una diminuzione del rischio di malattia di Parkinson tra gli utilizzatori abituali ( 2 o più compresse/settimana per almeno 1 mese ) di farmaci antinfiammatori come l’Acido Acetilsalicilico ( Aspirina; odds ratio, OR=0,80 ).
Un effetto protettivo più forte è stato osservato per gli utilizzatori regolari di farmaci antinfiammatori con esclusione dell’Aspirina ( OR=0,52 ), in particolare per quelle persone che hanno utilizzato il farmaco per 2 o più anni.
L’effetto dell’Aspirina varia a seconda del sesso, con un effetto protettivo solo nelle donne specialmente tra le utilizzatori regolari per lungo periodo ( maggiore o uguale a 24 mesi ) ( OR 0,51 ).
Lo studio ha fornito ulteriore prova di un ruolo protettivo per i farmaci antinfiammatori non-steroidei nella malattia di Parkinson. ( Xagena_2007 )
Wahner AD et al, Neurology 2007; 69: 1836-1842
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XagenaFarmaci_2007